Diaconato femminile

C’è una linea sottile che unisce un mancato pontefice italiano all’attuale papa argentino. È una linea fatta di dialogo, apertura, inclusione ed ecumenismo. È una linea intessuta di cultura gesuitica e di sogni pauperistici. Le braci gettate da Carlo Maria Martini rivivono nelle parole di Jorge Maria Bergoglio che un po’ a sorpresa afferma di voler studiare l’istituto del diaconato femminile. Così come disse un ventennio fa il cardinale di Milano.

«È vero che le donne sono escluse dai processi decisionali nella Chiesa: escluse no, ma è molto debole l’inserimento delle donne lì nei processi decisionali. Dobbiamo andare avanti». Papa Francesco risponde così alla prima domanda durante il discorso all’Unione Internazionale Superiore Generale in Aula Paolo VI. Il tema è un migliore inserimento delle donne nella vita della Chiesa e il pontefice stupisce la gerarchia ecclesiastica dichiarando che nei ruoli di leadership le donne hanno gli stessi diritti degli uomini. Il problema non è decisionale, ma liturgico dato che le figure femminili non possono essere ordinate nei ranghi della Chiesa Cattolica. Quindi sì alle donne nei dicasteri, no alla celebrazione dell’eucarestia.

«Dunque sul diaconato accetto e mi sembra utile una commissione che chiarisca bene questo, soprattutto riguardo ai primi tempi della Chiesa». Francesco si mostra consapevole di quanto le donne facciano all’interno del mondo cristiano e apre alla possibilità di riflettere su un ruolo maggiormente istituzionalizzato e strutturato delle figure femminili, nonostante il rischio di un confronto feroce all’interno della Chiesa stessa. A lanciare il monito dalle pagine de La Repubblica è il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. «Su questo tema la Chiesa è divisa in due», dice il prelato rispondendo alle domande di Paolo Rodari. «C’è chi ritiene che il diaconato permanente femminile sia un ritorno a ciò che già era in vigore nella Chiesa primitiva e dunque sia cosa legittima. E c’è al contrario chi pensa che sia il primo passo verso un futuro sacerdozio femminile e per questo motivo non sia cosa percorribile». Su questo punto però il pensiero di Bergoglio è chiaro e sulla stessa linea di continuità con l’affermazione di Giovanni Paolo II che nel 1994 disse no al sacerdozio delle donne. Un no che continua ancora nel 2016.

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